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Afasia

L’afasia è una patologia che rende difficile utilizzare normalmente il linguaggio parlato e scritto nelle attività comunicative di tutti i giorni, come fare una chiacchierata con un amico, scrivere una cartolina o leggere il giornale.

Cruciverba

Spesso le persone afasiche non sono in grado di interagire normalmente con i propri familiari né di reinserirsi nell’ambiente lavorativo. Esse corrono il rischio di restare isolate, di scomparire, incapaci di far sentire la loro voce. Sono costrette a rinunciare a una vita sociale normale e si chiudono in se stesse. Spesso vengono escluse o si autoescludono dal proprio contesto sociale, e restano da sole alle prese con la loro sofferenza. È quindi necessario un supporto terapeutico complesso, articolato su molti livelli di intervento.

Le terapie non possono mai limitarsi al solo ambito clinico. Esse devono considerare tutti gli aspetti della vita sociale e relazionale dei pazienti, promuovendo diversi tipi di attività  volte al recupero sia funzionale che sociale. Oggi è possibile garantire a molti pazienti una vita accettabile grazie alla precisione e tempestività dei test diagnostici, alla professionalità di neuropsicologi e logopedisti. Importante è anche l’aiuto offerto dalle nuove tecnologie come il neurofeedback, la stimolazione transcranica diretta (tDCS), a corrente alternata (tACS) o magnetica (TMS).

L’afasia può subentrare in seguito a ictus, emorragia cerebrale, trauma cranico o altra patologia che colpisce le aree del cervello deputate al linguaggio.
L’afasia può interessare la comunicazione a vari livelli (comprensione o produzione di linguaggio parlato, letto e scritto).
Sebbene venga inficiata la comunicazione, non altera né le funzioni intellettive, né la capacità di provare sentimenti ed emozioni.

Non una ma molte afasie

L’afasia è una delle patologie più studiate nella storia delle neuroscienze. Le due aree del cervello particolarmente importanti per le funzioni del linguaggio, quelle di Broca (espressione linguistica) e di Wernicke (comprensione linguistica), furono tra le prime a essere individuate già nella seconda metà dell’Ottocento. Genericamente si parla di ‘afasia’, ma in realtà con quell’etichetta non si indica una singola patologia, bensì un vero e proprio arcipelago di disturbi. Esistono le afasie di Broca e di Wernicke, certo, ma anche quelle amnestica, acustico-mnestica, afferente motoria, anomica, semantica, sensoriale, transcorticale, dinamica, motoria, motoria efferente, di conduzione, eccetera.
Siccome è importante riconoscere la varietà specifica di afasia con cui ci si confronta, procediamo qui a descrivere le loro caratteristiche distintive. Tuttavia avvertiamo che è una classificazione semplificatoria e che traccia confini netti laddove spesso vi sono contorni assai sfumati. È solo una prima mappa orientativa molto generica.

Afasie fluenti

A volte il disturbo afasico è così lieve che quasi non ci si accorge della sua presenza. In superficie l’eloquio appare corretto, l’intonazione e il ritmo delle parole sembrano normali. Tuttavia prestando maggiore attenzione ci si accorge che alcune funzioni linguistiche sono disturbate. Le parole sono poche, hanno poco senso, il discorso appare ‘vuoto’. In questo caso si parla appunto di afasie ‘fluenti’, che tuttavia non sono necessariamente meno problematiche.

Afasia acustico-mnestica

Insorge a seguito di lesioni alla regione medio-temporale, ed è anche nota come ‘afasia di conduzione’. Chi ne soffre ha un udito normale ed è in grado di parlare e di comprendere ciò che gli viene detto, ma non riesce a ripetere la sequenza delle parole in modo preciso. Il problema risiede nella memoria a breve termine, nella capacità di recepire ed elaborare le tracce acustiche.
Gli obiettivi principali della terapia consistono nel potenziare la memoria a breve termine con esercizi che rinforzano le connessioni neurali.

Afasia anomica

Questo tipo di afasia è caratterizzato dall’incapacità a ricordare i nomi delle cose, delle persone e dei luoghi, e dalla sostituzione di questi nomi con parole simili o descrizioni sommarie di ciò che si voleva dire. In questo caso la terapia logopedica si concentra particolarmente sul recupero del patrimonio lessicale, spesso ricorrendo a specifici giochi linguistici.

Afasia di Wernicke

Anche detta afasia ricettiva, o sensoriale. Essa prende il nome dall’area cerebrale che ha subito la lesione, detta appunto ‘di Wernicke’, nel lobo temporale. In questo caso, più che sull’espressione, i disturbi si concentrano sulla comprensione del linguaggio.
Il paziente parla correttamente ma ha difficoltà a comprendere ciò che gli viene detto e quindi a regolare le sue interlocuzioni in base ai feedback che via via riceve. Ne deriva un eloquio involuto, artificioso, a volte incomprensibile.

Afasie non fluenti

Le afasie non fluenti di solito sono più appariscenti, e spesso caratterizzate da un’acuta consapevolezza delle proprie difficoltà da parte del paziente. L’espressione è molto lenta, l’intonazione e il ritmo delle parole sono anomali. Insomma, l’eloquio nel suo complesso è ridotto ai minimi termini.

Afasia dinamica

O afasia transcorticale motoria. Di solito essa insorge in seguito a lesioni della corteccia premotoria o della corteccia supplementare motoria. In questo caso sono ancora presenti le funzioni di denominazione, di ripetizione e di comprensione linguistica. Risulta invece compromessa la fluidità dell’eloquio, spesso ridotto a frasi brevi, isolate e sgrammaticate. La difficoltà fondamentale è quella di tradurre il pensiero in parole. Quindi la terapia si concentra in particolare sul recupero delle funzioni discorsive.

Afasia di Broca

Anche detta ‘afasia motoria efferente’. Essa è generata da lesioni ai lobi frontali nella omonima ‘area di Broca’.
Chi ne soffre di solito conserva intatta l’intenzione di parlare, ma poi ha difficoltà nel trasformare tale intenzione in una concreta azione motoria linguistica.
Spesso egli riesce a pronunciare singole parole, ma non riesce a ordinarle in sequenze sintattiche ben formate.

Afasia transcorticale mista

Anche detta ‘sindrome da isolamento del linguaggio’. In essa risultano alterate sia l’espressione che la comprensione del linguaggio. Di solito il paziente è consapevole della sua malattia.

Afasia amnesica

Anche detta afasia anomica. Solitamente è prodotta da lesioni alla regione angolare, in particolare nella corteccia associativa multimodale della giunzione parieto-temporale-occipitale.
I pazienti sanno esattamente quale parola vorrebbero pronunciare, ma non riescono a farlo: come si dice in questi casi, hanno la parola ‘sulla punta della lingua’. Allora questi o si sforzano invano oppure ricorrono alle tipiche espressioni ‘jolly’ come ‘coso’, ‘come si chiama’, eccetera. Le terapie si sforzano appunto di far riemergere le parole inaccessibili attraverso tecniche di associazione verbale ed espansione delle categorie semantiche.